Prima di morire…

“Vivi nel presente”; questa è la frase che ho sentito dire a ripetizione, come un mantra negli ultimi trent’anni, da chiunque, anche da quelli che la new-age non sanno nemmeno cos’è. Ma è una frase che dicono tutti e come accade spesso, se la dicono tutti, allora deve essere vera. Ma io, vedete, osservo gli animali selvatici e vedo le poiane che si mettono in un punto favorevole, in alto, per avere la situazione sotto controllo, per captare ogni minuscolo movimento di qualsiasi potenziale preda al suolo.

Ecco, la poiana vive nel presente, con intensa concentrazione ed efficienza. Perché a lei, alla poiana, non serve esercitarsi con lunghe tecniche di meditazione per “vivere nel presente”. Lei è un animale selvatico e in quanto tale, nel presente c’è sempre. Ma che significa questo? Significa che la poiana e qualsiasi altro animale selvatico, non si dedica ad avere memoria e non si dedica ad immaginare il futuro. Lei è lì che caccia, ADESSO! Questo non significa che non non ha introitato una certa esperienza di vita volta a preservarle la pelle, ma nemmeno sta lì a rimuginarci sopra in continuazione come facciamo noi, ecco. La mente della poiana è dedicata a VIVERE e a preservare la continuazione della Vita della sua specie. Sa cosa deve fare per raggiungere l’obiettivo ben prima di aver imparato a farlo; è insito in lei, nel suo istinto e così è per tutti gli animali selvatici.

Ora, quando qualcuno mi dice di vivere nel presente, come fanno le poiane, sapete cosa rispondo io? Beh, gli rispondo che io posso vivere nel passato e immaginare il futuro, oltre che vivere nel presente e allora perché dovrei limitarmi al presente? Io faccio tutte e tre le cose, perché mi va così. A me piace ricordare le esperienze belle del passato e immaginare il meglio per me e per i miei cari per il futuro; e allora perché dovrei limitarmi a vivere solo il presente, ripeto? Le persone si irritano quando dico queste cose, perché “vivi nell’adesso” è il mantra spirituale che va per la maggiore e dire quello che dico io, significa scardinare una delle poche piccole certezze sulle quali poggia l’esistenza dei praticanti di yoga e dei frequentatori di templi e cattedrali intrisi di incenso.

Ma io la vedo così, perché conosco bene il comportamento degli animali; li ho osservati per anni e penso di aver capito che siamo diversi, noi e gli altri animali. Loro non ricordano e non immaginano; vivono. È sacrosanto e bellissimo, perché è giusto che sia così. Ma noi esseri umani, perché abbiamo la capacità di ricordare e di immaginare, se questa capacità va messa da parte per comportarci come gli animali? A che cosa serve vivere nel presente? Perché la gente si incazza quando gli dici che preferisci vivere nel presente e nel contempo immaginare il futuro e pensare al passato? Perché si incazzano quando gli dici che a te piace usare tutte e tre queste facoltà, anziché limitarti a una soltanto?

Beh, la spiegazione è semplice: noi esseri umani abbiamo una mente che è potente. Davvero!! E’ uno strumento potentissimo, la nostra mente; purtroppo non la sappiamo usare. E allora cosa succede? Succede che una facoltà come la capacità di ricordare, la usiamo per rivangare dolori e sofferenze e per alimentare paure legate ai ricordi peggiori e limitazioni legate alle stesse paure. E l’immaginazione? Beh, quella la usiamo per pensare al futuro e agli scenari più apocalittici e devastanti, per creare mondi senza vita, per creare universi invasi da specie aliene devastatrici, o, nel migliore dei casi, per vedere la fine definitiva autoinflitta dall’uso di ordigni nucleari.

Abbiamo due doni che nessuna altra specie ha: la memoria e l’immaginazione e li usiamo per infliggere a noi stessi le peggiori torture. IN questo ci facciamo aiutare dalla tecnologia, ovviamente, che a sua volta abbiamo prodotto noi, con la nostra immaginazione deviata. La tecnologia, che potenzialmente potrebbe renderci degli esseri felici e liberi dal lavoro fisico e dalle mansioni più frustranti e invece la usiamo per delegare tutto ciò che ci rende davvero umani, disumanizzando anche il meglio; la creatività.

E allora, mi spiace, ma io non vivo nel presente come fa quella poiana. Sarebbe bello, comodo e forse anche gratificante. Un po’ come quando stai sul lettino del massaggiatore e ti rilassi moltissimo, mentre le ore passano senza che tu te ne rendi conto. Ma quelle ore sono solo un anestetico che serve a liberarmi dalle tensioni di una vita piena di ricordi orribili e di immaginazioni nefaste; vivere nell’adesso è un anestetico, una medicina che lenisce la sofferenza, ma non sono certo ore vissute con tutto il mio essere, sfruttando tutte le mie potenzialità di essere umano pensante. A chi serve vivere nel presente? A chi non ha immaginazione in positivo e a chi non sa focalizzarsi sui ricordi migliori, questa è la verità. Sempre meglio vivere nell’adesso che farsi soverchiare da un futuro immaginato come apocalittico e da un passato inzuppato di orrori. Per non impazzire, è meglio l’adesso e io lo capisco.

Ma c’è un alternativa: l’alternativa è usare il ricordo e l’immaginazione in modo diverso, in modo utile a noi stessi e a chi verrà dopo di noi. Ma è difficile, perché tutti fanno quello che gli viene insegnato di fare fin dai tempi della scuola. Si studiano le guerre e nemmeno tutte e delle guerre si studiano le parti peggiori, facendole passare per degli eventi naturali e normali, che ci sono sempre stati e che sempre ci saranno, perché è così che agisce l’essere umano. Ma non si studiano le invenzioni meravigliose che uomini geniali hanno prodotto nel passato, non si studiano davvero le menti eccelse che hanno prodotto pensiero sublime e innovazione positiva. Non si studiano le arti, la Bellezza, la capacità di pensare in modo libero e autonomo.

Perché? Perché in questo modo e fin da subito, fin da bambini, ci convincono che non c’è soluzione al peggio. Rimaniamo manipolati, fermi e chiusi in un mondo fatto di conflitti, esposti alle peggiori paure e fermi nelle nostre convinzioni fatte di niente, di cupo e grigio arrancare nell’inutilità, nella sfiducia, nella rassegnazione. Certo, piuttosto che questo è meglio il presente, ma ci avete mai pensato che meglio del presente come via di fuga, c’è l’immaginazione di un futuro fulgido e meraviglioso, dedicato a preservare la Vita e a renderla degna? Ci avete mai provato a immaginare la vostra vita con desiderio profondo per qualche cosa che vi somiglia e che vi piace?

A questo serve l’immaginazione; a creare Bellezza, Pace, Magnificenza. “Fatti non foste per viver come bruti”, ricordate? E la memoria? La memoria non va coltivata nel senso nefasto della denigrazione continua dell’opera umana, ma nella contemplazione di ciò che l’umano ha prodotto di mirabile, di unico e meraviglioso. E’ urgente, perché più pensiamo al peggio e più ci concentriamo a creare il peggio!! Tutto nasce dal pensiero, anche la realtà in cui viviamo.

Non le riusciamo nemmeno più a vedere queste cose; la Bellezza, l’Armonia, la Luce che si diffonde in ogni piccolo elemento della Natura e in noi stessi, che siamo parte di questo mondo di meraviglie. Non le sappiamo più vedere, perché tutto ci porta a vedere solo il ciarpame e le brutture selezionate con dovizia dalle reti televisive, dal martellante meccanismo infernale dell’informazione deviata. Il degrado più becero, insignificante e distruttivo è diventato il quotidiano vivere. Ma questo è solo uno schermo di rappresentazione sul quale l’umanità è stata dirottata perché non veda ciò che c’è dietro allo schermo, ovvero un mondo potenzialmente meraviglioso.

Si può scegliere quali pensieri fare, su quale realtà concentrarsi e in questo senso sì, chi dice che il pensiero crea la realtà, mai come in questo caso questa frase è vera. MI viene da dare un consiglio, umilmente, dal basso del mio essere piccola particella di questo mondo: non rimanete chiusi nelle stanze del presente, con i vostri incensi in posizione yoga o con gli schermi della falsità che vi anestetizzano la mente sempre accesi! Uscite e osservate la Primavera, guardate ai vostri ricordi migliori, quando sapevate correre a perdifiato senza paura di cadere, quando eravate liberi di immaginare storie, colori e mondi che vi somigliavano. Immaginate un futuro più degno, pulito, puro e libero! Non lasciatevi spegnere e usate l’arma più potente che avete, ovvero la vostra mente, per desiderare, immaginare e creare un sogno diverso, un sogno che vi piace, che aspettate di veder crescere e concretizzarsi da tempo, ma che vi hanno tolto, perché vi hanno mentito e vi hanno detto che non si può fare.

Non è vero che non si può fare!! Tutto è realizzabile e se non ci credete guardate alle meraviglie del passato, non alle brutture. Qualsiasi grande cambiamento nasce da un’ idea, da un pensiero. Iniziamo a dedicare i nostri pensieri ai cambiamenti migliori e si abbia il coraggio di smettere di lasciare che altri pensino per noi, e ci dicano cosa pensare, perché questo è un limite imposto, ma è dannoso, devastante e noi possiamo farne a meno.

Tutti siamo liberi di pensare, di desiderare e di creare! Tutti! E allora facciamolo! Impariamo di nuovo a desiderare, se gli schermi devianti ci hanno atrofizzato queste meravigliose capacità! Immaginiamo un futuro diverso e concretizziamo il nostro pensiero! Riprendiamoci quello che è nostro. Ritorniamo ad essere umani, ricordiamoci di essere Esseri Umani, dimostriamo di essere degli Esseri Umani pensanti, capaci di ricordare il meglio ,di immaginare meraviglie, di realizzare Bellezza, Pace e Armonia!!

Abbiamo un tempo limitato; ricordiamoci di mettere in campo il meglio di noi senza farci limitare da nessuno. Immaginiamo il meglio di noi e facciamolo, concretizziamolo, ora, e prima di morire. Ops… scusate, ho parlato di morte? Non dovevo? Mi spiace, ma mi sa che se non se ne parla, non è che per questo non esiste. Ma l’ho fatto apposta, perché chi è consapevole di aver vissuto davvero e fin o in fondo, sfruttando tutto il proprio essere, lontano da devianti manipolazioni ed essendo schiavo succube di limitazioni imposte, poi, alla fine del gioco non ha nemmeno più tanta paura di andarsene.

Occorre vivere ora per non avere rimorsi e rimpianti, quando si arriverà nei pressi di quella porta che dovremo varcare e la fortuna di vivere non ci sarà più concessa. Sarebbe bene arrivare sulla soglia senza paure e avendo in mente una sola parola di consapevolezza per aver fatto tutto il possibile; se l’ultima parola sarà un sereno GRAZIE, vorrà dire che non c’è motivo di aver paura, perché abbiamo fatto quel che andava fatto, che avremo visto il mondo con gli occhi con i quali andava visto e potremo salutarlo serenamente.

15 risposte a “Prima di morire…”

  1. Avatar 𝕬𝖗𝖈𝖆𝖉𝖎𝖔🌀𝕷𝖚𝖒𝖊

    salve, sono quello con le idee confuse:

    Me l’ha detto una Macroglossum Stellatarum (14/07/2017)

    Niente è mai davvero fermo nell’universo, e niente si muove con la medesima velocità relativa rispetto agli altri enti esistenti; tantomeno mantiene costante quella propria velocità. Da ciò si evince che ogni ente, macrocosmico o microcosmico, giace in uno spazio-tempo autonomo che nega risolutamente la possibilità di un tempo oggettivo. Quello che chiamiamo “presente” non è un istante incommensurabile, ma l’intervallo discreto in cui collassano, interagendo, tutti gli spazi-tempi di tutti gli enti che popolano l’esistente, e che esprime un diverso valore e relazione per, e con, ognuno di essi. Quindi il cosiddetto “presente” non è affatto un fotogramma atemporale e statico, ma un processo continuo, indefinibile nella sua tumultuosità caotica, ed inarrestabile: il processo che genera quei fotogrammi. E quei fotogrammi, sono già “passato” nonappena generati. Di più, quei fotogrammi non appaiono universalmente univoci rispetto ad ognuna delle unità cognitive che li osserva: lo spazio-tempo ed il presente percepito da una farfalla che batte le ali 200 volte al secondo, che vola a scatti di 50km/h senza mai fermarsi, tranne che di notte, è diverso da quello delle piante dei cui fiori essa si nutre. E da quello di un essere umano, che percepisce in modo troppo lento per osservare ed avere coscienza dei movimenti della farfalla, ed in maniera troppo rapida nei confronti di quelli della pianta, che gli appare addirittura immobile. Quindi di quale qui-e-ora si straparla in certi ambiti pseudo-spirituali, che arrivano addirittura a sostenere che non esista altro? Come conseguenza di quanto sopra, come minimo si tratterebbe di qualcosa estremamente relativo e variabile, come massimo ci sarebbero tutte le indicazioni a dimostrare che il qui-e-ora è esattamente l’unico tempo che non può esistere se non in modalità puramente concettuale. Pensate solo al ritardo tra l’emissione di un segnale nello spazio, la sua ricezione attraverso i nostri sensori organici, il tragitto lungo il sistema nervoso, la sua elaborazione grezza da parte del cervello rettile, ed infine l’ulteriore elaborazione nella presa di coscienza di esso; quanti “presenti” ci sono in questo “presente”!? Troppi per definirlo tale. Ma allora è tutta una cazzata? Ni! Certo c’è qualcosa che non torna se chi spaccia come dogma incontrovertibile un affermazione del genere poi programma conferenze, corsi e stages, se scrive libri, fa progetti di proselitismo rispetto ad una sua “nuova” invenzione “trascendente”, maneggia soldi, ma soprattutto parla di percorso, acquisizione, espansione, crescita ed evoluzione… tutte attività cui, in quanto tali, il tempo inteso come rapporto tra passato e futuro è necessario eccome, ed è platealmente riconosciuto e sotteso smentendo clamorosamente proprio il concetto di qui-e-ora tanto veementemente declamato. Così dal punto di vista del praticante del qui-e-ora, se è in ansia perchè deve pagare una bolletta, anche se medita per otto ore sospendendo la mente, alla fine della seduta sarà forse più rilassato ma comunque otto ore più vicino alla sua scadenza; ne il mondo ne il tempo si saranno fermati per aspettarlo. Dov’è l’inghippo ordunque? Nell’equivocare, dolosamente o meno, tra il concetto teoretico e “fisico” di presente e quello di presenza. Esercitarsi all’interruzione del dialogo interiore non può essere un fine in se, ma una tappa propedeutica al riappropriarsi della propria consapevolezza, che non è un vegetare contemplativi, indifferenti ed impotenti tra i casi della vita, ma il diventare totalmente protagonisti e responsabili dell’azione, nella progressiva conoscenza e padronanza delle cause e degli effetti che regolano la fenomenologia del vivere. Di ogni tradizione autenticamente spirituale, la colonna portante ed ineludibile è il rapportarsi costantemente con la certezza della finitudine, con la “fine del tempo” per eccellenza: la propria morte! E’ questa certezza a spingere chi ne è portatore sano al ricercare ed addurre una nuova qualità del tempo al proprio esistere, non già ad eluderlo tentando evasioni impossibili che si traducono nello sperpero infruttuoso del tempo stesso. La vita è al di la di qualunque interpretazione dottrinaria o filosofica, certamente ed indubitabilmente, esperienza. Ma per essere definita pienamente tale deve essere affrontata con attenzione, e incessantemente rianalizzata mettendo continuamente in relazione il cosiddetto “presente” con il passato per carpirne e riscriverne logiche e senso, e quindi agire con cognizione di causa indirizzandosi al futuro. Vien dunque da se evidenziato quanto la mente, tanto demonizzata da farne un nemico da sopprimere, sia invece lo strumento cardine in nostro possesso per dare senso compiuto all’esperire. Ciò a cui un praticante di tecniche meditative accorto dovrebbe mirare, nel tentativo di sospendere il dialogo interiore, è semplicemente lo scoprire ciò che esso, rumorosamente anarchico, normalmente copre ed a cui si sovrappone: il centro cognitivo della coscienza. Un centro in cui confluiscono molte altre cose oltre la mente, e che sinchè non ne facciamo la conoscenza diretta ignoriamo bellamente a nostro discapito. Ma questo “traguardo” non ha di per se alcun valore, se non appunto l’opportunità che ci dona di domare, educare e sottomettere la mente stessa ai fini ultimi del centro cognitivo della coscienza, equiparandola ed armonizzandola agli altri elementi ad esso connessi, e perseguendo la sinergia di un lavoro comune e cosciente di queste parti. In soldoni, significa accorgersi di quanto del nostro agire avviene meccanicamente mentre come spettatori inermi e imbambolati siamo distratti dagli interminabili teatrini mentali; tutto tempo perso, poichè l’esperienza non è reale, in quanto perlappunto mancante della nostra presenza, della nostra attenzione, della nostra consapevolezza, del nostro essere protagonisti lucidi dell’azione reale. In queste circostanze di totale incoscienza noi non viviamo, ma siamo vissuti; non siamo responsabili, ne padroni del nostro essere, le cui parti funzionali, mancando di supervisione e coordinamento, entrano sovente in conflitto l’una con l’altra agendo in direzioni contrastanti e creando lacerazione e disintegrazione interiori. Allora vi dico, cercate di intendere bene il qui-e-ora, altrimenti correrete il rischio di creare nuovi conflitti con il reale, con il tempo, con la mente, con l’ego, ecc. combattendo una guerra persa che vi porterà al fallimento totale del vostro esistere. Ricordatevi sempre che c’è un unica meta nella vita, la sua fine. Non è un pensiero macabro, ma l’unico in grado di mantenerci desti e metterci nella giusta relazione con il tempo, aiutandoci a comprenderlo nella sua essenza. Ad ognuno poi decidere se preferire svegliarsi alla crudezza sublime della realtà, accettando la terribile sfida dell’ignoto e perseguendo dunque la durezza della conoscenza della verità, oppure se invece optare di continuare a sognare, cercando e rincorrendo disperatamente solo dei sogni più belli, che però con la realtà entreranno sempre ed inevitabilmente in collisione.

    commento ingombrante che puoi tranquillamente cancellare

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Correggimi se sbaglio, ma mi par di aver inteso che stiamo dicendo la stessa cosa. Rendersi conto della realtà equivale a rendersi conto di ciò che è, che è stato e che potrebbe essere, senza addormentarsi in un limbo costruito per non avere un minimo moto di risveglio. Che è poi quel che intendevo dire. Le bollette fanno parte della realtà, ovviamente, ma non ci sono solo le bollette e parla una che oltre alle bollette avrebbe altri motivi ben più seri per mettersi a rimuginare, lamentarsi e autoflagellarsi. Ma non lo faccio, proprio perché so che c’è anche altro e che in linea di massima, qualsiasi cosa è più importante delle bollette. Ora, affrontate le contingenze, anche le bollette possono contribuire a mettere in moto l’immaginazione per pensare a una vita dove le difficoltà economiche non sono che un ricordo. Ma da qual che vedo, si è persa anche la capacità di pensare possibile una cosa tanto banale. Figuriamoci il resto. Ci si limita a subire succubi. Questo io intendevo dire. Perché in parole povere, se un chicchessia si ferma alla preoccupazione per le bollette e non andrà mai oltre, non si darà mai la possibilità di cambiare la sua situazione e continuerà a preoccuparsi fino alla fine dei suoi giorni. E se questa possibilità non se la da con un po’ di immaginazione e di focalizzazione sulla soluzione del problema (che di solito ha sempre più di una soluzione), rimarrà invischiato nel problema e punto. Nel qui e ora, magari, meditando tre ore al giorno inalando incensi fra le campane tibetane, ma sempre con la preoccupazione delle bollette da pagare, come dici bene tu. La morte è il miglior sprone, ma poi, come è giusto che sia, ognuno è libero se morire povero, malato e triste o come guerriero che ha alzato la testa, raddrizzato la schiena e ha fatto di tutto per risollevare la propria esistenza. Morire dobbiamo morire tutti, ma è il come si vive e il come si muore che fa la differenza! Si può scegliere, libero arbitrio, sempre. UN po’ mi indispongono le lamentele di quelli che nemmeno ci provano, ma nemmeno poi tanto; fa parte del gioco. E i sogni non si rincorrono disperatamente; i sogni si realizzano con coraggio. Anche qui, è sempre una questione di prospettiva, di come ci si pone di fronte al gioco sacro della Vita.

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      1. Avatar 𝕬𝖗𝖈𝖆𝖉𝖎𝖔🌀𝕷𝖚𝖒𝖊

        è evidente che abbiamo espresso una medesima concatenazione complessa di pensieri non propriamente comunemente condivisi. Personalmente trovo più significativa questa “coincidenza” del contenuto. Motivo di questo commento

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      2. Avatar Elena Delle Selve

        Non tutto può coincidere perfettamente; se così fosse ci sarebbe da preoccuparsi.

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  2. Avatar Evaporata

    Ciao Elena, credo che ogni umano “pensante” sia diverso dall’altro, perciò è assai difficile generalizzare e suggerire regole di vita. 😉

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Io non suggerisco regole di vita e no, mi spiace contraddirti, ma sulle cose di fondo, siamo tutti sulla stessa barca; tutti dobbiamo morire e tutti viviamo finché non siamo morti. Ma le azioni che mettiamo in campo ogni giorno, le scelte, ricadono su noi stessi ma anche su chi ci sta attorno. E di questo occorre prendere atto. Non siamo isole umane, siamo un’umanità, anche se molti non vogliono rendersene conto. Poi ad ognuno il libero arbitrio sul come usare il tempo che ci è concesso, ovviamente. MI limito a dire come la vedo io, perché anche la libera espressione è un punto di partenza per avere una visione che ogni tanto si smuove dall’”ordinario” e pre-catalogato costituito. Mi permetto di dire il mio pensiero, anche se serve a poco, se non a tentare di essere più utile che se stessi zitta. E’ un tentativo dovuto, però. Poi, ripeto, ognuno è libero di fare o non fare, di leggere o non leggere. Di morire prima di aver vissuto o di vivere come un morto. Si può sempre scegliere. L’unica che potrebbe aver da ridire qualche cosa a tempo debito è la coscienza di ognuno, ma per il momento, nell’attimo presente, appunto, ognuno fa un po’ come gli pare ed è sacrosanto e giusto così. E’ che mi guardo attorno e ho come l’impressione che i risultati che stiamo ottenendo non siano proprio in linea con le leggi di Natura, tutto qui… e se è così, forse il problema dovremmo porcelo, poco o tanto, perché la scelta del singolo in termini di conseguenze tira in mezzo tutti, volente o nolente. E a me non va di sbattermene le palle. Anche questo fa parte delle responsabilità di ognuno. Io vedo, mi rendo conto, agisco con il massimo di coerenza che mi è’ concessa e poi condivido. E’ un dovere. Poi ognuno faccia un po’ come vuole. 🙂

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      1. Avatar Evaporata

        Non ho criticato te o il tuo post, ho semplicemente detto che non funzioniamo tutti allo stesso modo. Forse mi sono spiegata male.

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      2. Avatar Elena Delle Selve

        No, non mi sono sentita criticata, ma mi vien da dire che se anche non funzioniamo tutti allo stesso modo (ed è verissimo), allora non mi spiego perché molti, moltissimi…la maggior parte si comportano tutti allo stesso modo. Poi ci sono le eccezioni, ma quella è un’altra storia. Se non funzioniamo tutti allo stesso modo, vorrei capire perché tutti reagiscono allo stesso modo a stimoli precisi. Che è poi quello che accade ora e che accade da anni. L’unico modo per non reagire tutti allo stesso modo a degli stimoli ragionati che ci vengono imposti è reimparare a Pensare. Di questo parlo nel post. E per avere la forza per combattere gli stimoli che ci rendono tutti come dei burattini schierati in picchetto, gli strumenti da mettere in campo sono il desiderio e l’immaginazione. L’alternativa è continuare a farci prendere in giro, illudendoci che siccome siamo diversi, ognuno ha voce in capitolo. Nessuno è libero di essere diverso in un mondo dove la maggioranza ha smesso di pensare, di desiderare e di immaginare in virtù di un pensiero omologato.

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  3. Avatar Alessandra

    Cara Elena, sei davvero un fiume in piena, quanto ti ci metti 😉, ma è sempre piacevole seguirti in queste lunghe escursioni mentali. Come hai scritto, sono infatti molte le persone che pensano che il futuro dev’essere per forza il risultato di ogni scelta che decidi di fare adesso, qui e ora nel presente, e in un certo senso non hanno tutti i torti. Però hai ragione anche tu, quando dici che senza la memoria e senza l’immaginazione non si va da nessuna parte. Perché senza “il ricordo” delle cose belle o brutte che abbiamo visto attorno a noi o sperimentato di persona, sarebbe davvero impossibile rendersi conto di certe mancanze e mettere in atto gli sforzi necessari nel tentativo di colmarle. E anche perché senza la fantasia, senza la possibilità di “immaginare” dei possibili scenari futuri, si rischierebbe di perdere quella spinta interiore che sollecita la volontà a procedere “oltre” anche nelle giornate di pioggia o bufera, non solo in quelle di sole. In altre parole, si rischierebbe di perdere “la speranza”, da intendere non nella sua eccezione peggiore, ossia come attesa sterile e prolungata di un evento futuro che non avverrà mai, ma piuttosto come capacità di credere ancora in un possibile sviluppo positivo delle proprie azioni, così da trovare il coraggio di compierle. Come al solito, si tratta di trovare un giusto bilanciamento tra istanze molto diverse, ed è per questo che anch’io diffido di coloro che si incaponiscono nel voler vedere solo uno dei due lati della medaglia, trascurando a priori ogni altro tipo di interpretazione. No, con questo tipo di persone non vado tanto d’accordo. Tu invece mi piaci, perché sei capace di porti molte domande davanti al mistero dell’esistenza, senza mai prendere nulla per scontato. Ti mando un abbraccio, e mi complimento ancora per le bellissime foto che inserisci ogni volta nei post 😊

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Forse mi sono spiegata male, Alessandra; io non intendevo dire che (ti cito) “sono infatti molte le persone che pensano che il futuro dev’essere per forza il risultato di ogni scelta che decidi di fare adesso”. Magari fosse così! Ed è così, in definitiva. Il punto è che non scelgono. Si limitano a meditare. L’ignavia può essere anche mascherata da azioni spirituali, ma se queste sono fini a se stesse, è come se non esistessero. No, il punto è che i seguaci del qui e ora si dimenticano proprio di pensare; hanno trovato un modo comodo per sopportare il presente, tutto qui. Ma non c’è stimolo, non c’è iniziativa e immaginazione per nessun futuro nel meditare sospesi nel nulla senza compiere alcuna azione concreta. Ed è questo il problema. Si anestetizzano e chi è anestetizzato non sa desiderare, non sa fare null’altro che dormire e di conseguenza, continuare a subire. NON è questa la strada, se posso dire. Su tutto il resto, Alessandra, io mi sento in perfetta sintonia e compresa perfettamente da te e questo mi fa immenso piacere. Grazie!!!

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  4. Avatar wwayne

    Molto acuto il tuo parallelismo tra la mente umana e quella delle poiane.

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Più che un parallelismo fra la mente umana e una poiana, Wwaine, il mio era un ricordare che il nostro cervello ha una parte ancorata all’animalità, ma che poi, in teoria, dovremmo aver evoluto anche altre caratteristiche. NOn ho fatto parallelismi; ho solo detto che certi comportamenti che mettiamo in atto anche oggi, in apparenza sono “evoluti”, ma in fin dei conti non hanno nulla a che vedere con la vera parte evoluta di noi stessi. NOn so se mi sono capita.

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      1. Avatar wwayne

        Ti sei spiegata perfettamente. Colgo l’occasione per dirti che ho appena sfornato un nuovo post, dedicato a una delle persone più importanti della mia vita… spero che ti piaccia! 🙂

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  5. Avatar vengodalmare

    Il pensare qui e ora è una metodica che si impara quando la mente nel suo complesso (memoria, immaginazione) ha alcune sofferenze che limitano il benessere della persona. Quando la mente è, per qualsivoglia motivo, troppo affollata da pensieri ed emozioni disturbanti, allora, può essere utile fermarsi al momento presente (che ovviamente è un fluire costante), concentrarsi sul proprio corpo e respiro e lasciare andare le cose.
    Ovviamente questa è una pratica, non una condizione di vita, tra l’altro difficile da realizzarsi, anzi anche pericolosa (se non ricordassimo che buttare l’alcol su fuoco fa sviluppare un incendio ripeteremo lo stesso gesto ogni volta che ci troviamo nella condizione di accendere un fuoco; se non utilizziamo l’immaginazione non potremmo stabilire obiettivi di vita ecc.). Quindi ben venga l’utilizzo della mente nel suo complesso e la capacità di adattarla alle varie situazioni o momenti di vita.

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Sì, finché si tratta di fase di adattamento è sacrosanto quel che dici; concordo in pieno. Le tecniche di meditazione le ho usate anch’io per sopportare il peggio. Ma poi, ad un certo punto, occorre uscire dalla meditazione e darsi un po’ da fare! In sintesi, quel che intendevo dire è un po’ questo, Marina.

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