IL LUPO – DETTAGLIO DI UNA MIA ILLUSTRAZIONE SU CARTA
Che poi, mi son sempre chiesta, ma la parola “eremita”, è maschile o femminile? O è neutra? Se parlassimo in tedesco, ci sarebbe la terza opzione, ma siamo in Italia. Non che faccia molta differenza, ma mi è venuto il dubbio che nei secoli, gli eremiti fossero tutti maschi. Ma fa niente, che tanto, con i tempi che corrono, non ci si capisce più niente in fatto di appartenenza di genere, quindi il problema non si pone. Oggi puoi essere tutto e fare tutto; nessuno ti chiede se sei un’ eremita f o un eremita m.
Ben ritrovati a tutti. Come procede la vita dei veri e stoici artisti della tastiera impegnata? Che si dice in quest’angolo mistico del web? Dico “mistico”, perché oramai mi sono calata nella parte e tutto ciò che vedo e che frequento anche al di fuori dei boschi da eremitaggio, ha quel non so che, quel sentore di “sacro” che solo i boschi e le montagne ti lasciano nell’animo quando le frequenti per parecchio tempo e in modo continuativo.
Sono rimasta in silenzio per settimane. Voi siete mai rimasti in silenzio totale, intendo dire proprio senza proferire parola, per più di un giorno? Ebbene, non sapete quanto può essere terapeutico. In tempi non sospetti, qualcuno mi disse che tu capisci che è arrivato il momento di rientrare nel mondo frequentato dai tuoi simili, solo quando pretendi che i larici ti rispondano a voce alta. A me non è mai successo; a me, i larici piacciono silenziosi, esattamente così come sono. Ma sono dovuta rientrare, perché prima o poi le contingenze della vita civile ti chiamano e, volente o nolente, tu devi rispondere. Si chiama senso di responsabilità.
Ora, fosse per me ritornerei lassù anche adesso, ma mi devo abituare all’idea che per il momento mi devo dedicare a cose più terrene e molto meno magiche; non fa niente. Per fortuna ci sono questi rifugi virtuali, dove le persone hanno un’anima e la sanno condividere, con le loro poesie, con la loro arte, con il loro modo di dipingere il mondo, nonostante ci siano masse di scapestrati che fanno di tutto per imbrattarlo di brutture, il mondo.
Il conforto sta nell’Arte; e su questo, non c’è molto altro da dire. Ho scritto molto in questi mesi e alla fine, sono giunta a questa conclusione. Non importa se ci sarà chi dissente; per me è così. La salvezza dell’essere umano dalla propria stessa stupidità, si può trovare nel meglio che l’animo umano può produrre, e questo meglio è l’Arte.
Senza Arte, non c’è salvezza, mi spiace. Non c’è redenzione, non c’è resurrezione. Quindi ognuno ha il dovere di coltivare la propria arte personale, ovvero quello che sa fare meglio ,anche se il mondo gli chiede tutt’altro, anche se tutto e tutti fanno di tutto per impedirglielo. Ma prima ancora, ogni singolo essere umano, dovrebbe capire bene qual è l’Arte che si porta dentro. Molti non lo sanno nemmeno che cosa possono offrire al mondo, perché non se lo sono mai chiesti, perché non si sono mai dati l’opportunità di esprimere un desiderio.
E chi non sa desiderare, non può vivere; può limitarsi a subire la vita, ad obbedire a degli ordini che gli arrivano, senza che gli vengano apertamente detti, ma che comunque in qualche modo gli condizionano la vita, perché apparentemente non lasciano scelta. Obbedire, però, non è vivere. E non penso che qualcuno di noi è nato per obbedire; penso invece che siamo nati tutti per vivere. Ma per vivere davvero!
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