Per un paio di settimane, forse tre, mi devo assentare dal mondo, perché vado a ritrovare dei posti che non vedo da troppo tempo e dove non c’è connessione e nemmeno il telefono fisso.

Farà freddo, dicono, ma non importa, perché c’è legna e acqua buona e buona scorta di viveri, lì dove vado. Si parte con gatti e cane e finché c’è di cui vivere, mi sa che non torno.
Si va verso la primavera, ma i primi di marzo il gelo e il vento ancora non cedono del tutto; la terra nera però spinge, il ghiaccio dal basso scioglie ed i primi germogli cominciano a vibrare fra i cunicoli delle arvicole delle nevi.

Ci sarà vento, forse, ed i larici dai tronchi a sciabola si aggrapperanno ancora ai cumuli di neve con i loro rami bassi; i camosci ricominceranno a farsi sentieri e percorsi fra i mughi e le cince già stanno cantando.
Ci saranno i cedroni a saltare sulle chiazze innevate delle radure, a farsi belli per le innamorate; le nevicate di neve pesante d’acqua e le corse degli scoiattoli rossi fra le urla d’allarme delle nocciolaie, quando arriverò lassù.

Si deve ricordarsi di stare in silenzio, ogni tanto, per capire l’importanza di usare le parole; occorre ricordarsi di stare da soli, ogni tanto, per ricordarsi l’importanza degli abbracci sinceri.
Si parte col sorriso fra le fronde immobili degli abeti e sotto i raggi di un sole fin troppo chiaro; il cielo terso, le pupille piccole e l’amore dato dalla bellezza che riempie gli occhi.
Lo sguardo verso valle e… ciao, ciao. 😉 ❤
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