Baldassarre Peruzzi e bottega, Deucalione e Pirra, 1517-1518, affresco, Roma, Villa Farnesina, Salone delle Prospettive, fregio
DEUCALIONE E PIRRA – PITONE
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Dunque, cerchiamo di fare un po’ un riassunto delle puntate precedenti prima di riprendere il filo del discorso. Ovidio narra che all’inizio vi fu l’Età dell’Oro, poi dell’Argento e del Bronzo e infine l’Età del Ferro. L’Età del ferro è quella più dura, dove l’umanità ne fa di cotte e di crude, tanto che Giove decide di scendere dall’Olimpo per verificare di persona se tutte le scelleratezze che gli vengono riferite in merito all’operato del genere umano, sono vere.
Sfortunatamente Giove viene ospitato dal Re dell’Arcadia, Licaone, che per prenderlo in giro e verificare se è un vero dio, gli offre carne umana ad un banchetto prima di architettare la sua uccisione mentre dorme. Così Giove si adira in modo indicibile e si vendica di Licaone trasformandolo in lupo, poi convoca il concilio degli dei e decide di sterminare la razza umana con un diluvio, servendosi del vento del Sud, Noto, e di Nettuno, che è anche il fratello di Giove, nonché il dio dei mari. E alla fine tutti gli umani vengono uccisi dall’acqua e chi non viene affogato, morirà in seguito a causa della fame. Eravamo arrivati fin qui con il racconto di Ovidio.
Ma morirono proprio tutti, tutti in quel Diluvio? Pare di no; due esponenti della razza umana sopravvissero e in questa parte delle Metamorfosi, Ovidio racconta chi furono i due superstiti, ovvero Deucalione e sua moglie Pirra, del perché Giove li lasciò vivere e di come riuscirono a ripopolare la Terra grazie alle indicazioni di Temi, la figlia di Urano, zia e moglie di Zeus.
Tutto ciò che accadde dopo il diluvio, non assomiglia molto alla Genesi biblica, dove Noè venne preparato da Dio con largo anticipo ai 40 giorni di diluvio, facendogli costruire un’arca dove avrebbe dovuto imbarcarsi con la sua famiglia e sette coppie per ogni specie di animali, per salvarli dall’estinzione. Qui Ovidio ci racconta che tutto viene spazzato via dalle acque, tranne Pirro e Deucalione; entrambi approdati con una misera barchetta sulla cima del Monte Parnaso, l’unico pezzo di terra che non era stato spazzato via dalle acque.

Michelangelo Buonarroti – 1508-1510 – il Diluvio Universale – Palazzo Apostolico – Cappella Sistina – Roma
I due come prima cosa si mettono a pregare le ninfe della Grotta Corincia e le divinità della montagna, fra le quali Temi; già qui si vede che i superstiti meritavano di essere tali, perché si comportavano con umiltà e senza alcuna arroganza; per forza, direte, dopo il casino che era successo! Ma no, loro due erano davvero di animo buono e questo Giove lo sapeva. Giove ebbe pietà di loro e li lasciò vivere. In poche parole, la bontà e la devozione di Pirro e Deucalione salvarono loro la vita. Tutto era ridotto a una palude stagnante, dunque, tranne il Monte Parnaso e così Giove richiama Tritone, affinché facesse rientrare le acque dei mari.

Fontana del Tritone – Piazza Barberini – Roma
Tritone usò la sua buccina curva e ritorta per suonare il ritiro delle acque e queste gli obbedirono; i fiumi calarono e si videro rispuntare i colli, mentre i mari raccolsero i fiumi facendo così riemergere la terra. Quando Deucalione vide ciò che era rimasto della Terra, con i boschi che reggevano sulle cime degli alberi i residui di fango, si rivolse alla moglie Pirra, rivelandole le sue preoccupazioni, vedendo che le nuvole spaventose non si erano ancora ritirate. Entrambi si misero a piangere e a pregare.
Si accostarono al Fiume Cefìso che attraversa la pianura di Atene, e si lavarono togliendosi il fango di dosso, prima di andare verso il Tempio di Temi. Temi era la dea del diritto naturale, che passò in seguito a designare la legge e l’ordine. Arrivati al Tempio si buttarono in ginocchio e pregarono la dea, chiedendole come potevano salvare dall’estinzione la specie umana. La dea si commosse e disse loro:
“Andando via dal tempio velatevi il capo e slacciatevi le vesti e gettatevi dietro le spalle le ossa della grande madre”.

Partenone – Tempio di Atene – foto web
Deucalione riesce ad interpretare correttamente le parole di Temi e capisce che “le ossa della grande madre” non sono altro che le pietre della terra. Si velarono il capo, si slacciarono le vesti e presero delle pietre da terra, per poi gettarle alle loro spalle mentre procedevano camminando. Le pietre a poco a poco, si ammorbidirono e cominciarono a prendere una forma umana, dapprima appena abbozzata e in seguito sempre meglio rifinita. Le pietre scagliate da Pirra si mutarono in donne, mentre le pietre lanciate da Deucalione, divennero uomini.
Molti artisti interpretarono la scena e, oltre a Michelangelo (vedi prima immagine) fra questi vi fu anche Pieter Paul Rubens che, a mio parere, riuscì a rendere perfettamente lo scritto di Ovidio. Rubens ha creato opere mirabili rifacendosi alla mitologia greco-romana, e non solo.

Peter Paul Rubens – Deucalione e Pirra – 1636 – Museo Nacional del Prado – Madrid.
Ovidio racconta: “Gli altri animali, delle forme più svariate, li generò la terra spontaneamente, quando il sole cominciò a prosciugare le acque stagnanti del diluvio. Il fango e le paludi si gonfiarono alla calura e i semi fecondi delle cose, nutriti dal suolo vitale come nel grembo di una madre, crebbero, e maturando a poco, a poco assunsero un certo aspetto.”
E descrive nel dettaglio nei versi 420-430, il mutare delle forme dalla terra umida alle varie forme di esseri viventi. Ovidio spiega che la terra in parte riproduce le forme viventi che c’erano già prima del diluvio, e in parte crea dei mostri sconosciuti e uno di questi è l’immenso Pitone. Pitone è un enorme serpente, mai visto prima e che divenne il terrore dei popoli rinati. IN poche parole divenne anche il personaggio mitologico di molte fiabe nella figura del drago e per gli appassionati del fantasy, direi che se è vero che il più delle volte i miti raccontano fatti che si possono riscontrare nella realtà, magari amplificandoli e rendendoli poco riconoscibili, potrebbe pure darsi che un tempo i draghi sono esistiti davvero. 😉

Febo (Apollo per i greci, dio dell’arte e della musica, nonché della luce) uccide Pitone.
Oppure sono sempre stati, come dice chiaramente Ovidio, la parte oscura del popolo rinato che più li terrorizzava, ovvero l’incarnazione delle paure più profonde della nuova specie umana. Non è un caso che chi uccide Pitone è il dio della luce, ovvero Febo (Apollo). Fatto sta che dall’uccisione di Pitone da parte di Febo, prese vita il famoso Oracolo di Delfi. Infatti quando Febo uccise il Pitone fece adirare Temi; così Febo, per non subire le ire della dea, si rivolse a Zeus che gli ordinò di purificarsi e di istituire e presiedere i Giochi Pitici in onore di Pitone.
Poi Febo andò dal dio Pan e si fece insegnare l’arte di oracolare, ovvero di saper vedere le cose ignote del presente e del passato, nonché saper predire le cose del futuro; costrinse poi la sacerdotessa del suo tempio a servirlo, prendendo il nome di Pitia o Pitonessa. L’Oracolo di Delfi poteva dire a chi lo avesse interpellato e in ogni circostanza, quale era il modo migliore di agire. Insomma, dall’uccisione del drago Pitone, nacquero un mucchio di cose buone.

San Giorgio uccide il Drago.
L’archetipo del drago ha prodotto miriadi di racconti, nonché santi ed eroi; alcuni fanno nascere la figura del drago nel periodo medievale, ma penso che Pitone fosse il padre di tutti i draghi, o forse è meglio dire “la madre”, visto che Carl Gustav Jung vedeva nel drago l’archetipo negativo della figura della madre (non per niente, Teti si adirò molto con Febo quando uccise il Pitone) almeno per quanto riguarda la cultura occidentale, ma anche la cultura di altre parti del mondo. Il drago lo troviamo ovunque nel mondo; basti pensare al mitico drago cinese che a differenza del drago occidentale, incarna l’aspetto maschile yang ed è spesso foriero di saggezza, buona fortuna e prosperità.

Drago cinese. Dal web
Dal Basilisco di Harry Potter a quello di San Siro (non lo stadio, proprio il Santo), dal drago ucciso da San Giorgio a quello ucciso da Sigfrido, per non parlare del serpente biblico che, come il Pitone mitologico greco, ripropone sempre l’archetipo della parte oscura che sta sempre in agguato e insomma, il drago è presente a tutte le latitudini e in praticamente in quasi tutti i racconti, fiabe e saghe del pianeta che parlano di eroi che sconfiggono con lance, alabarde, frecce o bacchette magiche le proprie paure peggiori. E stando ad Ovidio, l’esempio lo diede Febo, uccidendo il Pitone. 🙂

Camera dei segreti dell’obelisco – Harry Potter.
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