Gatto selvatico
Quando si va per boschi, accadono cose strane; si cammina ascoltando il passo. Non vi è mai capitato di camminare ascoltando il rumore dei vostri passi sulla ghiaia, o sul terreno? Viene bene sulle foglie secche, in autunno, o sulla neve ghiacciata in inverno. Il terreno risponde al passo come uno strumento a percussione. Tu cammini, il cuore batte e il passo risponde. Dopo un po’, si dice che “prendi il ritmo” e il passo va in sincrono con il respiro, con il battito cardiaco. E si fa Musica, una Musica che suoni senza saperlo con il movimento del tuo corpo, con il respiro e il battito del cuore. Ci vuole una camminata silenziosa per percepire questo. Di quelle che forse troppo pochi oggi sanno fare.

Chi ha fatto il militare, o ha provato a marciare, sa di cosa sto parlando; marciare a tempo spegne il cervello. È per questo che i militari marciano, perché così non pensano e se non pensano ubbidiscono meglio agli ordini. Ma quello di cui vi sto parlando qui è un altro tipo di marcia; io la chiamo camminata da meditazione. Si fa da soli, o in pochi, in silenzio, soprattutto e ognuno con il ritmo che gli appartiene; nessuno deve spingerti ad andare più o meno veloce, ma è preferibile tendere spontaneamente a una camminata solo un po’ più sostenuta di quella che faresti in totale relax. Questo ti permette di non lasciarti andare a una comodità eccessiva, perché quando si sta troppo comodi, il cervello comincia a macinare.
Sostenendo una lieve fatica, invece, il sangue viene spinto dal cuore e va a irrorare tutto il corpo, compreso il cervello, ma la concentrazione necessaria al movimento, ti obbliga a tenere la mente vigile. Quando la mente è vigile, non lascia spazio a pensieri inutili e dannosi. Per questo io preferisco i sentieri con una certa difficoltà, ma ognuno si può scegliere il sentiero che preferisce; quando impari a conoscere i tuoi limiti, ti sai anche regolare. Devi però ricordarti che non è un gioco e che una minima disattenzione può esserti fatale; è questa consapevolezza che ti tiene sul pezzo.
Ma la cosa magica, nei boschi, accade quando senti che tutto quello che ti circonda, suona la tua stessa Musica, al tuo stesso ritmo; questa non è una cosa comune da percepire. Qualcuno però, forse la sa sentire. Tu in estate senti il ronzio degli insetti fra le fronde, lassù in alto e lungo i tronchi dove le vespe raccolgono cellulosa per i loro nidi, e in quel rumore costante di sottofondo ci trovi una ritmica, che poi si traferisce nella tua Musica e va in perfetta sincronia col passo e col battito del tuo cuore. I polmoni si aprono e si chiudono e sono stomi che aprono e chiudono le loro cellule per lo scambio fra corpo e cielo.

Se ti fermi, la Musica cambia per un attimo il ritmo, ma per fortuna non si ferma mai del tutto; solo continua con un ritmo più lento e a volte tu senti il canto delle foglie che vibrano un po’ più gentilmente. Sono quelle tardive che hanno questa reazione, se sei entrata nei boschi in autunno, quelle rimaste attaccate sugli alberi quando tutte le altre sono già cadute; a volte sono proprio quelle che hanno sofferto per mancanza d’acqua e che ora cercano di allungarsi la vita, per compensare.
Senti il vento fra le fronde, senti i passi dei cervi in amore fra le frasche ed i rami secchi, senti le zampette di milioni di piccoli esseri che sfiorano, sminuzzano, trascinano, recidono per prepararsi all’inverno e la Musica si amplifica e diventa potente, meravigliosa, come un canto ininterrotto. Il cuore ti si espande nel petto come un sole e si unisce al canto del Mondo. Entri in una dimensione altra, che però non posso descrivere, perché non è descrivibile.NO, niente sostanze allucinogene; non ce n’è bisogno e per fare queste cose occorre essere fisicamente depurati e puliti, altrimenti non funziona.

Quando cammini nei boschi in un certo modo, quindi, accadono queste cose, e altre cose di magia. Il vortice ritmico senti che parte dal centro del tuo petto e ti prende e ti trascina in una spirale che ti attraversa e radica al terreno e diventi albero e poi ti solleva verso il cielo e si allunga verso le nuvole e diventi rami, foglie, pulviscolo di linfa e aria; alla fine ti ritrovi a volare, non più a muoverti in orizzontale camminando. Eppure senti nel contempo di avere le radici ben radicate a terra. Sei terra e aria, sei luce e oscurità terrena, sei liquida e solida e poi ancora goccia di nebbia e rugiada, fino a sentirti dissolvere in una miriade di particelle minuscole che salgono e scendono in un vortice invisibile che si incontra come una forza incrociata ascensionale e discendente.

Quando si cammina nei boschi, ti dimentichi di avere gli scarponi ai piedi e senti i muschi che ti accarezzano le caviglie; sfiori l’aria con le dita come fanno le ali morbide e le piume a pettine dei rapaci notturni; il passo diventa silenzioso e sei piuma e aria, sei volo e forza ascensionale; sei come le termiche nei giorni estivi e ti sostieni in quota, sempre più in alto. Niente ti può toccare, perché tu stai toccando tutto e perché sei tutto e nel contempo sei già altro, sei già una forma diversa e lontana, e vicina, e interna ed esterna, e altissima e profondissima.
Hai una luce che ti porta verso l’alto, come una sfera morbida e calda che ti avvolge, ti porta a rinascere verso un punto libero, appesa a un filamento invisibile che sa di lichene, di muschio tenero e di polvere di funghi e terra e corteccia. Hai un sole che sa di magenta e che ti avvolge in un abbraccio tenero e potente, fino a chiederti di farti bozzolo. Lunghe vene di fertile linfa piangono da una luna dormiente e si chiudono attorno al tuo essere per farti scudo. Aspetti. Aspetti. E poi ti svegli al canto di una languida armonia e un nuovo ritmo, prima lontano e poi sempre più vicino finché senti che ti chiama. Il battito si sente come un cuore lontano e tu rispondi senza poterne fare a meno e ti apri e stendi le ali. Voli per la prima volta eppure hai sempre saputo volare.

Quando cammini nei boschi accadono cose strane e sono viaggi fra esseri che serpeggiano, saltellano e saettano e passano effimeri fra un battito di ciglia e l’altro; ombre e luci che si palesano senza farsi mai veramente riconoscere, ma che ti parlano con un canto che qualcuno sa ancora sentire e che altri hanno dimenticato, perché hanno fatto di tutto per farcelo dimenticare. La Vita che suona il bosco è una canzone antica ed è la stessa che ci cantano i nostri corpi, quando sono ripuliti dalla chimica, sani e liberi di respirare.

Arriverà il giorno in cui tutti avremo un cuore che batte in sincrono con i cuori di tutte le Foreste del Mondo. Avremo un cuore che sa ascoltare i battiti delle creature dei mari e ogni cuore canterà la canzone delle onde degli Oceani. Avremo un cuore che batterà in sincrono con tutti gli altri cuori del mondo. E quel giorno lo stiamo preparando, alla faccia di chi ci vuole come soli spenti e smorti. 😉 Siamo un battito unico, potente e inarrestabile, solo che per ora ancora troppo pochi lo sanno, ma ci stiamo arrivando.
Rispondi