Da piccola pensavo che non sarei cresciuta mai; avevo questa sensazione, come quando cerchi di raggiungere un obiettivo, ma ti rendi conto che non è alla tua portata. Non so se avete mai avuto questa sensazione. Capita spesso ai bambini. Io ero convinta che non sarebbe mai successo, anche se lo desideravo tanto. Sarà che molto mi condizionava l’atteggiamento di chi mi circondava, che ovviamente sottolineava in continuazione il fatto che “ero solo una bambina”. Questa storia mi faceva incazzare non poco, ma cercavo di non pensarci. In fin dei conti io sapevo di essere una “vecchia” racchiusa in un corpo di bambina.
Sì perché spesso avevo la sensazione di capire molte più cose degli adulti che mi stavano attorno; per questo io non tratto mai i bambini con sufficienza, o con poco rispetto. Potrebbe anche darsi che loro pensino le stesse cose di me e che sotto, sotto, mi compatiscano anche un po’… perché magari su certi concetti io proprio non ci arrivo, mentre loro sono già avanti anni luce. MI succedeva così quando ero a scuola e mi annoiavo a morte, ma avevo imparato a non darlo a vedere. Anni di noia repressa; un inferno!!!
Sapevo anche che qualcuno mi odiava per questo, perché se ne accorgevano, soprattutto gli altri bambini, i fratelli, quelli della mia generazione, insomma. E’ molto più difficile fingere con altri bambini, mentre con gli adulti il gioco è semplicissimo; almeno così mi pareva.
Avevo la netta sensazione di essere capitata nel mondo sbagliato, o forse nell’epoca sbagliata a fare cose che non mi appartenevano. Questa sensazione me la sono preservata a lungo, anche dopo, una volta cresciuta. E quando ho smesso di fingere, perché ho cominciato a sbattermene le palle di cosa pensano gli altri, probabilmente sono anche passata per una snob rompicazzo. Pazienza; mi ero liberata del senso di inadeguatezza.
Non so se a voi è mai successo di sentirvi fuori luogo, fuori tema, “fuori”, insomma… il senso di inadeguatezza quando capisci che il tuo ragionamento prende tangenti che nessuno calcola nemmeno di striscio e mentre tu disserti serenamente, non ti rendi conto che nessuno ti capisce e che si stanno facendo allegramente tutti i cazzi loro.
C’era questo film che girava sulle televisioni nazionali, negli anni ottanta. Non mi ricordo se fosse un film o una serie televisiva. Si chiamava “L’incompreso”. Ecco, io non l’ho mai voluto vedere, perché anche solo il titolo mi sembrava una patetica sottolineatura della mia condizione e visto che avevo intuito che era una roba lacrimevole e da sbatti palle patetico, non volevo provare la sensazione di sentirmi commiserata. Ecco; ho sempre anticipato le situazioni scomode e se potevo le sviavo.
Oggi non me ne fregherebbe più niente, nel senso che ci ho messo una pietra sopra. So che certe cose le capiamo solo noi, ognuno di noi, mentre gli altri più o meno hanno da attacarcisi. Punto. Vale per tutti e non è il caso di starci a pensare su troppo. Ognuno è diverso, è fatto a modo suo, ragiona a modo suo e in fin dei conti questo è il bello di questo folle mondo, no? E pazienza se poi, come dice Hesse, uno dei miei poeti e scrittori preferiti, “ognuno è solo”. Bisogna solo prenderne coscienza e farci il callo.
Strano, vagare nella nebbia!
È solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l’altro
ognuno è solo.
(Hermann Hesse)
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