Li vedi in giro per i prati di giorno? No, non li vedi quasi mai, perché loro, i cinghiali agiscono di notte. Qui non siamo nelle campagne laziali o toscane, dove le praterie e le colline aperte, lasciano vagare la vista per chilometri; qui ci sono i boschi, i versanti scoscesi e i cinghiali hanno sottoboschi dove potersi nascondere. Poi, ogni tanto, fanno i raid notturni nelle campagne coltivate, nei prati falciati all’inglese, che più ci avviciniamo all’Alto Adige e più i prati vengono “pettinati e rasati” con le falci.

Chiusa – Trentino Alto Adige
I cinghiali che gironzolano per le campagne trentine non sono autoctoni; sono una varietà che è stata incrociata con i cinghiali provenienti dall’Est Europa; i cinghiali dell’Est hanno una massa muscolare più abbondante e sono molto più grossi dei cinghiali italici. L’abbondanza in fatto di carne è il principale motivo della loro introduzione è quindi stata fatta da chi ha l’interesse di cacciare prede grosse.
Peccato non si siano prese in considerazione le conseguenze; il cinghiale è una animale che si riproduce in modo molto veloce e, oltre al lupo, non ha antagonisti naturali. E pare che le doppiette non riescano a controllarne le popolazioni. E’ questo uno dei tanti esempi di passi falsi che l’uomo fa quando si arroga il diritto di intervenire sulle popolazioni selvatiche in modo incontrollato e arbitrario.
Nei prati e nei coltivi, da un po’ di anni ci entrano i cinghiali di notte e divelgono le zolle in cerca di succulenti bulbi e radichette gustose e lasciano lo scempio; i prati sistemati come tavole da biliardo da contadini operosi, al mattino si rivelano come delle torbiere incolte e scardinate fino a una profondità considerevole. I contadini, ovviamente, s’incazzano moltissimo! I prati si chiazzano di terra nera e caos disegnato seguendo una logica alimentare che noi umani non possiamo conoscere.

L’anfora con la caccia al cinghiale Calidonio del Pittore di Licurgo del 360-350 a.C.: Sala della Magna Grecia del Museo d’Antichità di Trieste.
E’ interessante vedere dove i cinghiali intervengono nel loro lavoro di sollevamento delle zolle, e dove invece non pasteggiano, lasciando il suolo intatto. Loro seguono una logica olfattiva a noi impercepibile; hanno fiuto, i cinghiali, e non per niente si usano i maialini anche per cercare i tartufi, no?

Foto presa dal web- Danni da cinghiali in zona di Como.
Ogni tanto me li ritrovo nelle passeggiate, ma raramente li avvisto; li sento grugnire, li sento correre, li sento muoversi in branchi numerosi, specie alla sera, al crepuscolo, o di notte, visto che adesso è quasi sempre notte e le giornate si fanno brevi. L’autunno clemente ha fatto sì che ci fosse ancora cibo in abbondanza, visto che il terreno non ha ancora mai ghiacciato e nei boschi si sente l’odore della terra autunnale, delle foglie in decomposizione e dei funghi che continuano a crescere.
Il pericolo per gli esseri umani dato dalla presenza dei cinghiali è relativo, ma reale, soprattutto quando le femmine hanno i piccoli; se ti carica una femmina adulta, con le zanne che si ritrova, potrebbe farti molto, molto molto male e occorre avere una certa prudenza, soprattutto se si gira con dei cani. Un cane caricato da un cinghiale adulto ha poche speranze di uscirne vivo, e questo anche i lupi lo sanno.

Peter Paul Rubens – Meleagro uccide il cinghiale – Mito greco.
Nella mitologia celtica, il cinghiale appariva come una bestia magica e soprannaturale, spesso distruttiva. La caccia al cinghiale era condotta solo da guerrieri esperti e coraggiosi (ricordo che nell’antichità si cacciava con lance e asce, e non con carabine che sparano a 300 metri), perché il cinghiale è un essere temibile anche per un branco di lupi; anche loro sanno che se attaccato è feroce e molto veloce. Qualcosa ne sapevano i galli, come Obelix e Asterix.

I celti indossavano amuleti raffiguranti i cinghiali, nella speranza che la forza ed il coraggio di questo animale venisse trasferito a chi portava il monile. Erano considerati animali sacri e in quanto tali, temuti. In molte saghe gallesi si incontra il “cinghiale bianco”; un elemento mitologico foriero di incontri straordinari e il ritrovamento di luoghi fuori dal comune. Ne parla Battiato nella sua canzone del 1979. Anche Battiato cantava nella speranza che il cinghiale bianco riportasse un’epoca di maggior consapevolezza e forza interiore. Ad oggi, il cinghiale bianco, ancora non si è visto.
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