Vanno di moda queste pratiche fra lo yoga e lo sciamanico, oggi, dove si portano le persone in mezzo a un parco, o in un’area boscata e gli si fa fare “il bagno di Natura”, o come lo vogliono chiamare gli addetti ai lavori. Ora, lungi da me criticare e fare la saccente su fronti relativi a pratiche “spirituali” che non conosco in modo abbastanza approfondito per poterne fare un esame critico (non le conosco, perché non le ho mai fatte), ma mi chiedo sempre perché la gente ha bisogno di un “maestro”, o di una “guida” per fare queste cose.

Sarà che per me è ovvio che un bosco fa bene all’anima, sarà che per me è ovvio che una montagna, o un albero, o un qualsiasi essere vivente ha qualcosa di sacro, di ancestrale che parla alla nostra parte più profonda e comunica con noi in un modo anche profondo e sottile, ma per anni non ho capito perché ci si debba affidare a qualcuno per fare delle esperienze che sono alla portata di tutti.
Eppure è così; pare che se non c’è qualcuno che “accompagni” passo, passo le persone a sintonizzarsi con se stessi ed il Creato, molti non lo sappiano più fare. Questo fatto è davvero triste, se ci si pensa. Ho pensato che accade questo perché la maggior parte della gente ha perso il contatto diretto con le cose della Natura. Ed è diffuso, un po’ di tutti, anche dei più sensibili. Questa è una condizione da ritenersi anche grave, per via delle conseguenze a cui porta, e va riparata quanto prima.

E’ un fatto grave perché le conseguenze di questo scollamento sono disastrose e nefaste! Lo so, le vediamo (quasi) tutti, perché sono diventate talmente evidenti che oggi nessuno le può negare o ignorare. E chi non le vede, comunque le subisce. E anzi, c’è chi fonda una nuova narrazione allarmista su questo fronte, incolpando l’umanità di atti criminosi (che in buona parte sono reali e veritieri; basti vedere il disboscamento indiscriminato di vaste aree della Foresta Amazzonica) come unica fonte di eventi quali le variazioni climatiche e l’inquinamento atmosferico, per dirne due. Ma vi sono conseguenze anche sul benessere dei singoli, perché il malessere profondo che dilaga ovunque, fra tutte le generazioni, è qualche cosa che oggi sta spegnendo l’essere umano.
Ma il punto è: quanto le narrazione allarmiste sono volte a risolvere un problema realmente legato all’inquinamento e ai danni di pratiche come il disboscamento indiscriminato? E quanto invece, le stesse narrazioni sono volte alla creazione di nuove fonti inquinanti e di un mercato che produce materiali e impianti considerati “ecologici”, ma che di ecologico e sostenibile a lungo termine non hanno proprio nulla? La speculazione su questo fronte e sul disagio sociale si spreca e in nome di battaglie ecologiste capitanate da ragazzine più o meno interessate, si prendono decisioni che per chi ha un minimo di buon senso e lungimiranza, non possono che essere considerate dannose per l’equilibrio del Pianeta, se non irreversibilmente insanabili.

Lo scollamento fra Essere Umano e Natura è fondato sull’ignoranza, in buona parte. Ciò che non si conosce, inevitabilmente non viene preso in considerazione. E se qualcosa non è preso in considerazione, è impossibile rispettarlo. Le persone si affidano agli sciamani e ai leader ecologisti, nonché ai vari guru che li portano a farsi un giretto fra le piante, perché di piante e boschi non hanno più esperienza diretta, di dinamiche ed equilibri naturali ed ecologici non ci capiscono più una benemerita, però “sentono” che nelle loro vite “manca qualcosa di essenziale”.
E’ un po’ come quando si sta poco bene, ma non si riesce a definire bene il malessere. E oggi, il malessere dilaga; eccome se dilaga! Non si può stare bene se si disconosce una parte fondamentale di se. E lo Spirito, ovvero ciò che ci lega alle cose della Natura, è fondamentale per poter vivere in equilibrio e in piena salute psicofisica. UN tempo queste cose erano di tutti e nessuno aveva bisogno di nessuno per viverle. Ma oggi non è più così.
Per questo la gente cerca i guru e gli sciamani e segue come un gregge di pecore chi li illude di volere il bene del Pianeta e intanto porta avanti l’interesse di multinazionali che producono panne4lli solari e pale eoliche che nessuno ha ancora pensato a come potrebbero essere smaltite una volta che diventeranno rifiuti. Idem per le macchine elettriche, con batterie che ogni tanto esplodono e che se per caso fortuito arrivano a fine vita, non si sa come smaltirle. E comunque la moda delle auto elettriche andrà a sparire da sola, visti i prezzi dell’energia, oggi (altro argomento interessante).

L’intuizione che muove queste persone che vogliono “difendere il Pianeta” vorrebbe essere quella di sanare il proprio malessere rimettendo “ordine” nelle cose del Mondo. Il punto è che per attuare delle azioni davvero efficaci per se stessi e per la Terra che ci ospita, occorre affrontare prima una fase fondamentale, ovvero la Conoscenza, quella vera, non quella manipolata ad arte. E questa è una fase che richiede più impegno di un’uscita nei boschi ogni sei settimane, o di una settimana in campeggio o di una manifestazione ecologista. E’ un percorso serio che va portato avanti ogni giorno.
MI rendo conto che personalmente ho avuto sempre, fin da piccola, la fortuna di avere boschi e montagne a portata di mano; quindi avevo, ed ho, un vantaggio che molti che abitano in zone urbane purtroppo non hanno. Se non avessi colto questa occasione anch’io sarei stata doppiamente “gretina”, perché se mi fossi fatta manipolare dagli slogan ecologisti e dalla narrazione falsa dei leader manovrati, pur avendo le risorse per svegliarmi direttamente a portata di mano, non le avrei sapute valorizzare. Per questo dico spesso che le piante mi hanno salvato la vita e non è una frase fatta; è proprio stato così.

Siamo abituati a “fare le ferie” per riprenderci un po’ di equilibrio, ma lo sappiamo tutti che una o due settimane di ferie non bastano per compensare la bestialità del mondo che ci siamo fatti costruire attorno. Ci vuole ben altro; è necessaria una profonda presa di coscienza da parte di ogni singolo individuo. È un lavoro individuale che va fatto, sia in termini di Conoscenza che di ripristino di una consapevolezza della nostra parte più spirituale. La componente materiale che folleggia come non mai, va mantenuta, non v’è dubbio, ma va ridimensionata e riequilibrata. Se non si fa questo, il malessere profondo e debilitante che affligge oggi l’essere umano, continuerà a fare parte delle nostre vite in maniera preponderante. Vivremo da alienati, fino ad estinguerci. In questo, i boschi e le montagne sono grandi maestri.
E allora ben venga questo anelito a farne parte e a riconoscerli, ma occorre sapere che l’impegno richiesto è serio e costante, una volta che si comincia a frequentarli; altrimenti diventa solo una delle tante pratiche new-age che a lungo andare risulteranno fini a se stesse. E non abbiamo molto tempo da sprecare, oramai. L’effetto serra spesso penso che molti lo hanno nel cervello e non li aiuta a ragionare bene; occorre conoscere per poter ragionare bene ed abituarsi a procurarsi informazioni pulite e non manipolate è il primo, scomodo passo fondamentale da fare. Poi ci si può dedicare a tutti i bagni di natura che si vogliono. Solo poi.
Che siano i boschi o che siano altre fonti di Conoscenza, penso che sia arrivato il momento di muoversi nelle direzioni che ci portino alla parte più umana di noi stessi; non sono più utili i cortei, non sono utili i movimenti e gli associazionismi (spesso invischiati a loro volta in questioni poco pulite finalizzate a meri interessi economici); ma è utilissima la presa di coscienza personale ed un serio lavoro individuale per raggiungerla. Rendiamoci conto che se davvero vogliamo salvare noi stessi ed il Pianeta che ci ospita, prendersi venti minuti al giorno per contemplare una pianta da balcone, può essere più utile di una mezza giornata al mese passata fra il caos e la folla di un corteo di gretini.
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