Non scrivo mai al presente, non riesco a calare un personaggio nel presente, perché mi deprime e perché non vedo eroi degni di questo nome in questo folle mondo! È che non puoi fare una storia con una sfilza di alter ego. Devi metterci qualcuno con una personalità, qualcuno in cui è bello identificarsi e no, in giro non vedo granché come materiale umano. Una se lo può inventare un personaggio vero, di quelli che fanno la differenza e la letteratura ha di buono questo, che la realtà la puoi stravolgere, all’occorrenza, ma non lo faccio per rispetto. Perché quando crei un personaggio, poi un po’ te ne innamori e non mi piace mettere un amore in tanta feccia.
È pur vero che la vera alienata sono io. Solo un personaggio profondamente alienato può avere senso in un mondo come questo. Ma di gente che scrive diari ce n’è fin troppa ed è già fin troppo noioso rispecchiarsi nei propri simili, seppur scrivono con maestria. Allora si guarda al passato, o al futuro e si reprime la voglia spirituale un po’ buddista di vivere nel presente.
L’Arte è nel passato, la Bellezza è nel passato ed il nostro Paese che non le vede più, che le ha sempre disconosciute, che le ha ignorate è diventato un contenitore splendido, dal contenuto insulso. Quel che si può fare è cercare di crearne altra di Arte, ma nel futuro, attingendo dal passato… ma il presente no, quello proprio non lo digerisco. Per me solo storie in costume, o calate in un tempo indefinito, più puro e pulito.
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