Quando ripenso al perché e al per come ho cominciato ad amare la lettura, il mio pensiero va alla prof. di lettere delle medie Elide G. C.. Lei calabrese, magnifica, autorevole e mai autoritaria, ci faceva leggere Verga, De Roberto, Tonino Guerra e altri. Ce li faceva leggere a voce alta, in classe, davanti a tutti. Per me è stata un reale punto di riferimento, un po’ per tutto; sapete no, quegli insegnanti rarissimi che sanno fare la differenza nella vita delle persone che incontrano, soprattutto degli allievi; ecco lei è stata una di quelle poche persone che ho incontrato e che mi hanno “salvato la vita”.
Alle scuole medie io, manco a dirlo, ero problematica; andavo bene a scuola, ma solo perché volevo starmene tranquilla nel mio guscio senza che nessuno entrasse a fare rimostranze. Disegnavo molto bene e scrivevo molto bene e guarda caso, amavo il mio prof di educazione artistica e la mia prof di lettere. Ero pessima in tutto il resto, anche se non andavo mia sotto la sufficienza. Qualche problema di dislessia di cui nessuno mai si accorse e parecchi problemi relazionali dovuti a una condizione autistica che ho scoperto che aveva un nome solo a 45 anni, ma che oggi nemmeno più considerano “problematica”.
Scrivevo direttamente in bella i temi di italiano perché così compensavo con la bradipa lentezza che contraddistingue tutto ciò che faccio; se avessi scritto in brutta copia e poi in bella copia come facevano tutti, non avrei mai potuto consegnare in tempo. Quando si scrive è un po’ come quando si innesca la marcia e poi la macchina va da sola. E devo stare molto attenta a darmi dei limiti, perché se comincio, poi vado avanti senza smettere e senza rendermene conto… e a volte esagero.
Insomma, dicevo, questa mia prof, che ho rivisto una sola volta dopo il diploma, a una cassa di un supermercato (e non era cambiata per nulla, ma ero cambiata io, presumo) ci fece leggere dei libri in classe, ad alta voce ed a turno, nei pomeriggi caldi, prima di mandarci a casa; ci dedicava parecchie ore a questa attività, che io amavo tantissimo. Era probabilmente l’unico modo per far leggere più di un libro in un anno a molti di noi. Di mio però ci presi gusto e scoprii che si potevano prendere dei libri a prestito dalle biblioteche; ci andai e cominciò così l’avventura. Non ho più smesso.
Mi dovevo nascondere per leggere, perché ero già abbastanza strana agli occhi dei miei, soprattutto dei fratelli e leggere non era un’attività degna di una persona “normale”. Si era bambini; io leggevo e loro giocavano. Io leggevo e loro mi prendevano in giro. Io leggevo e loro mi biasimavano, perché non li lasciavo entrare nel mio mondo e di contro, a me non era permesso entrare nel loro. A me sarebbe anche piaciuto giocare, ma capivo che il mio modo di giocare era molto diverso e anche loro se ne accorgevano, eccome. E così compensavo leggendo.
La solitudine ed il senso di inadeguatezza venivano leniti in modo efficace dalle storie che assimilavo; era un viaggio potenzialmente infinito e lo sapevo e questo mi rassicurava non poco. I miei non erano molto contenti che io perdessi troppo tempo sui libri; mi dicevano di sbrigarmi, che ero pigra, che ci mettevo troppo a “fare i compiti”, che c’era da lavorare e che gli altri erano molto più veloci a fare le cose e io lo facevo apposta per schivarmi le fatiche… cose così.
Allora leggevo di nascosto, con un po’ di senso di colpa, anche. Mi hanno sempre fatto sentire molto in colpa un po’ per tutto; per come ero fatta, in generale. Poi negli anni ho capito che non c’era niente di cui sentirsi in colpa e me ne sono andata presto da un contesto che mi pesava mica poco. Hanno provato a farmi sentire in colpa anche per il fatto che me ne ero andata… ci provano ancora ogni tanto, ma non funziona più. E in questo mi sono resa conto che per qualcuno la vita non va avanti, si ferma lì, sempre nello stesso punto emotivo per molti, molti anni, senza progressione alcuna; lo trovo triste, ma non posso farci niente.
Tornando a noi, ieri ho ordinato un libro; è uno di quei libri che ci faceva leggere la mia prof di lettere delle medie e che mai, mai ,mai mi dimenticherò, perché era un libro che mi faceva davvero ridere, mi faceva divertire. E quando scoprii che con i libri si può anche ridere mi sono detta: ok, è fatta!! I libri possono davvero fare miracoli! Perché io non solo non ridevo mai, ma nemmeno sorridevo molto. Non mi sembrava ci fosse niente da ridere o da sorridere nella mia vita di bambina quasi adolescente di allora. Ma i libri sì; i libri riuscivano anche a farmi ridere.
Capirete che avendo trovato tutto questo in un oggetto che potevo portarmi comodamente appresso, la cosa mi rendeva oltremodo felice, mi faceva sentire al sicuro. Prima di allora, i libri non esistevano per me. Così ho preso l’abitudine di portarmi appresso quel libro, ovunque andassi, sempre. Era un talismano, una protezione contro gli spiriti malvagi del mondo. Me lo sono portata appresso fino a quando andai via di casa, a vent’anni. Quando l’ansia faceva capolino, prendevo il libro e mi immergevo nella lettura. Lo avrò letto migliaia di volte 😀
Ebbene, ieri mi sono detta che questo blog di Storie Selvatiche ha una pagina dedicata ai libri che ho letto e mi sono chiesta quale fosse il libro che a maggior diritto doveva essere inserito per primo in questa pagina; neanche a dirlo, il libro doveva essere proprio quello. Ma poi, con una certa malinconia nel cuore mi sono resa conto che quel libro è rimasto nella casa dei miei e che probabilmente negli anni lo avranno pure buttato. Non ho mai visto molti libri in quella casa, tranne i fumetti di Topolino in soffitta ed i fotoromanzi degli anni 60 che leggevano le mie zie da giovani. Non ne ho più saputo nulla del mio libro. Ed è strano come prima d’ora non mi sia mai più venuto in mente di ricomprarlo; forse, mi son detta, è un po’ perché fino ad ora non ero pronta per ricordare in modo dettagliato le fasi di quel periodo della mia vita.
Comunque sia, ieri volevo scrivere il post (questo post) e mi son resa conto che non ho più quel libro; mi dovrebbe arrivare a giorni e quando mi arriverà, lo rileggerò… anche se ho un po’ paura dell’effetto che mi farà. Come dite? Non vi ho ancora detto di che libro si tratta?!! E’ vero, ma lo avrete capito dall’immagine in evidenza, tuttavia Scusatemi, rimedio subito: il libro in questione è “Storie dell’anno Mille” di Tonino Guerra e Luigi Malerba. Se vi capita e non lo avete già letto, prendetelo, perché se anche non siete nell’età in cui un libro come quello vi cambia la vita, sicuramente vi metterà di buon umore. 🙂
Ho scoperto che ci hanno anche fatto un film (che non ho ancora visto, ma che non mancherò di vedere) e su youtube lo si trova e lascio il link. Attori di alto calibro come Carmelo Bene, mica bazzecole, ho visto; tuttavia io vi consiglio il libro, prima. Lo hanno trasmesso in RAI un anno prima che nascessi, nel 1973 in 4 puntate, ma il film è del 1971. In rete lo trovate suddiviso in 6 episodi.
- Regia: Franco Indovina
- Attori: Carmelo Bene – “Pannocchia”, Giancarlo Dettori – “Carestia”, Franco Parenti – “Fortunato”, Folco Lulli – Il Re, Philippe Hersent. Le critiche dell’epoca ho visto che non furono per nulla magnanime, ma prima di esprimermi ovviamente lo voglio vedere.
Il libro che ho ordinato, invece, è un’edizione recente, purtroppo. https://www.amazon.it/gp/product/8830102539/ref=ppx_yo_dt_b_asin_title_o00_s00?ie=UTF8&psc=1
Buona visione e buona lettura. 🙂
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