Stanotte ho fatto un sogno; nel sogno mi è apparso Gandalf e mi ha detto: “Non fatevi ingannare dai periodi festaioli; niente cambia dal prima 2023 al dopo 2022!” Si è fermato un bel po’ a chiacchierare e mi ha detto un mucchio di cose. E poi si è allontanato nelle nebbie, che se non erano le nebbie di Avalon, ci somigliavano molto.
Gandalf è entrato in cucina e si è messo accanto alla stufa, sfregandosi le mani; poi mi ha detto: “Non fatevi ingannare dalle date illusorie; il 31 dicembre differisce dal primo gennaio esclusivamente per via dei bilanci aziendali, ma le vostre esistenze, se non le cambiate voi, non cambieranno certo grazie a una data annuale progressiva”.
Io lo guardavo perplessa, penso, perché poi Gandalf, mentre si sedeva sulla poltrona ha continuato:
“Lo so, per gli affezionati ai buoni propositi di fine anno, a quelli che amano mettere un punto e a capo ad ogni primo gennaio (che poi questi punti e a capo alla lunga risultano sempre virtuali, empirici e fittizi) e per quelli che pensano di poter cambiare tutto da un 31/12 all’ 1/1, il mio può sembrare un discorso antipatico e cinico, ma non ci posso fare niente; io sono Gandalf e ho la sindrome dell’indifferente/refrattario alle date da calendario. Non mi ricordo nemmeno il mio compleanno, soprattutto da quando ho superato gli “ento”.”
Gli ho chiesto quanti anni avesse, ma non mi ha risposto. Ha continuato un po’ infastidito, al che ho capito che non era aria:

“Io mi regolo con le fasi lunari, con il sole (che ultimamente si vede però troppo poco e ha questo color magenta parecchio strano, hai notato?) e al limite con i solstizi. Il resto mi indispone, perché fa parte di quella cultura dedita alle “feste comandate”, che sono poi diventate le feste delle azioni commerciali programmate e a me non piace granché farmi comandare le feste e nemmeno il resto. Festeggio quando e se mi pare, in barba a quelli che vogliono controllare tutto!”
Così ha detto Gandalf e poi ha aggiunto: “…e poi ci si regala un po’ di romanticismo 😊, se si vuole mantenere salda la tramontana!” E ha messo su un disco jazz.
Io ho annuito, perché sapevo che aveva ragione… sul romanticismo, intendo. E Gandalf ha aggiunto, mentre era assorto e si ripuliva un’unghia con un bastoncino che aveva preso dalla cassetta della legna:
“Che a forza di spingere sull’allegro festaiolo andante, vi dimenticate di abbassare il volume e di muovervi con un po’ più di lentezza. Perché le festività spingono a correre, a fare, a occuparsi di pasti, regali, addobbi, relazioni più o meno forzate e vi fanno dimenticare chi siete e dove state andando… ammesso che prima delle festività ne avevate almeno una vaga idea!”
IO meditavo su quanto Gandalf mi diceva e intanto gli porgevo una tazza di tè, perché quando era entrato in cucina, si era scrollato di dosso la neve fresca che aveva sul mantello. Io ero piccola come uno Hobbit, a confronto, e lui alto come un gigante. Poi si è seduto vicino al fuoco, si è messo comodo, ha posato la lunga pipa e ha sospirato mentre girava il cucchiaino nella tazzina per sciogliere il miele e mi ha detto:

“Quello che vivete è un ritmo imposto, non è naturale; le festività, poi, sono quanto di più innaturale possa esistere! Non c’è niente di legato alla Natura nel modo in cui le vivete voi. Gli Hobbit inorridirebbero, te lo garantisco! Sarebbero feste naturali se si fosse sinceramente e sempre ben disposti, ogni volta che si addobba, ogni volta che si cucinano pranzi più o meno pantagruelici per parenti e amici, ogni volta che si corre per acquistare doni più o meno ragionati, o improvvisati, o fatti palesemente alla cazzo.”

Gandalf usa l’espressione “alla cazzo” e io prendo nota.
“Ecco, c’è qualcuno fra voi che si diverte e c’è chi lo fa con il cuore, pienamente immedesimato nel ruolo e nel clima veramente natalizio e a questi, beh, non so che dire; o sono talmente infognati nella farsa da non rendersi conto o sono degli ingenui. Poi, qualcuno può anche essere un consapevole, genuino festaiolo sinceramente natalizio, malgrado tutto, non discuto, ma quanti sono?!”
Mi scrutava con un occhio grigio più scrutatore dell’altro, per capire se avevo una risposta, ma io non ce l’avevo e mi sono stretta umilmente nelle spalle e allora Gandalf ha continuato:
“Io non faccio una critica a caso; io ho questo vago sentore di presa per il culo perché da quando cominciano le feste, fino alla fine della fatidica data del sei gennaio, io non sento altro che gente che si lamenta delle festività; tanto che mi chiedo perché festeggiano, perché vi immolate, perché vi prestate alla farsa e perché non la smettete di farvi manovrare come dei burattini pronti allo scatto ogni volta che parte il venerdì nero o il natale rosso!!!”

Ha deglutito due lunghi sorsi di tè ai frutti di bosco, prima di tossicchiare un po’. Poi ha fatto una faccia compiaciuta e ho pensato che il tè gli era piaciuto. meno male! Forse si addolcisce un po’, ho pensato. Infatti mi ha allungato la tazza perché gliela riempissi di nuovo. Riempio di nuovo anche la mia e gli passo il miele, mentre i gatti gli si fanno vicini e cominciano a strofinarsi sulle sue lunghe gambe. Sandokan gli salta in grembo, mentre Federico Secondo sale sullo schienale della poltrona e lui lo lascia fare. Solo con Gandalf i miei gatti sono così socievoli.
“In fin dei conti…”
continua Gandalf
“Io lo so il perché vi comportate in modo tanto dissennato: perché molti si illudono di trovare in questo tipo di festa, il senso della festa che avevano assaporato da bambini; ma gente, questa è una futile e infantile illusione!!!”

Io lo osservavo in silenzio e non potevo fare a meno di capire che aveva ragione. Lui bevve un sorso, appoggiò la tazza sulla pietra della stufa, guarda verso il fuoco mentre il gatto sulle sue ginocchia prende a fare le fusa e continua:
“Perché per sentire il Natale e le festività come le sentivate da bambini, prima di tutto occorre epurarlo da tutta sta zavorra merdosa e commerciale e solo poi ne possiamo riparlare!”
Io mi stupisco un po’, perché non sapevo che Gandalf utilizzasse termini come “merdosa”… fatto sta che così disse. E aggiunse:
“E’ banale, no? Ma in quanti di quelli che si lamentano, onestamente parlando, sono disposti a rinunciare alla smania dello shopping pre-natalizio? Alla smania di competizione per avere l’albero più originale, la tavola meglio imbandita, le decorazioni più alla moda ed i regali più trendy, e gli acquisti al mercatino più in voga e attuali da poter pubblicare poi sui social?! Eh? Perché è una forma di dipendenza anche questa, sia chiaro!”

Aveva alzato un po’ il tono della voce e io pensai che era bene annuire, per rassicurarlo che stavo capendo e perché lo sentivo lievemente alterato. Un Gandalf alterato nella mia cucina poteva fare danni non indifferenti ed era meglio fare in modo di mantenere la conversazione, che poi era un monologo, su un piano sereno e tranquillo. Gandalf sembrò tranquillizzarsi un po’ e aggiunse:
“E ne parlo ora, perché quando tutto è finito, da parte vostra siete più propensi a capire, a fare un minimo di autocritica, anche in funzione dei conti in rosso che vi ritrovate e perché spossati dalla stanchezza, nauseati dalle abbuffate, dalle feste aziendali, stanchi degli approcci relazionali falsi e spesso interessati… salvo prestarsi per rifare esattamente tutto come da copione l’anno venturo!”
Gandalf alzò gli occhi al cielo, in un’espressione di rassegnazione e scuotendo la testa e i lunghi capelli bianchi. Bevve un altro sorso di tè e una goccia gli colò dall’angolo della bocca lungo la barba bianca; si ripulì con la manica della tonaca. Il gatto sbadigliò e lui gli fece un grattino sulla testa. La musica jazz era finita. Dopo qualche minuto di silenzio in cui si sentiva solo il crepitare del fuoco, Gandalf disse:
“Il senso di vuoto che vi lascia nell’animo tutto questo, non è sufficiente per far scattare un minimo di consapevolezza, secondo me, perché altrimenti non si spiega perché ci ricascate anno dopo anno, senza mai avere un minimo moto di ribellione, senza mai mostrare un po’ di amor proprio, un seppur minimo movimento di risveglio alla realtà!”

Gandalf sospirò, si prese la lunga barba partendo dal mento e l’accarezzò ripetutamente per tutta la sua considerevole lunghezza, mentre io stavo zitta, in attesa che continuasse; poi lui disse:
“In un anno ci si dimentica del disagio della fase post intossicazione da cibo e gli addetti ai lavori riprendono a rimettere in moto la giostra a partire da settembre, a volte anche prima, per rincoglionirvi ex novo.”
Gandalf aveva usato anche la parola “rincoglionirvi”; io presi nota.
“Una riprogrammazione annuale ben ponderata e oramai supercollaudata. Ma la colpa di tutto questo è solo vostra, sia ben chiaro; loro, gli addetti ai lavori, fanno solo quello che devono fare e sta poi a voi decidere se prestarvi o meno!! Il punto è che finché vi prestate, non avete il diritto di lamentarvi delle conseguenze, del vuoto, delle depressioni pre e post natalizie!!

E qui il suo sguardo si era fatto duro e mi stava fissando nelle pupille degli occhi, facendomi un po’ arrossire. Stavo meditando di rispondergli che io non mi lamentavo delle conseguenze natalizie, ma ci ripensai, perché lo vedevo decisamente cupo e non volevo provocarlo. Poi distolse lo sguardo e si mise a fissare le braci nel camino e aggiunse:
“Ma il punto è che quelli che si trovano spossati e lamentosi alla fine della grande maratona festalizia, non ce la fanno a svegliarsi, perché fra un anno si rifaranno prendere dalla foga generale, si faranno condizionare dagli spot, dal clima falso festaiolo costruito ad arte, dalle immagini colorate di oro e rosso porpora di nuovi piatti, di nuove ricette ad effetto, dalle lucette e dai glitter, dalle musichette; insomma, rientreranno nel loop dei luna park festaioli, quelli costruiti per far spendere, per far correre, per fare ridere e sorridere a tutti i costi, come tanti Pierrot col cappellino di Babbo Natale e con la morte nel cuore. Ne usciranno ogni anno più svuotati, nell’anima e nel portafogli!!”

Quello che mi stava dicendo Gandalf mi lasciava un tantino sgomenta, forse perché sapevo che in fin dei conti era tutto vero e aveva ragione. E aggiunse:
“E poi, molti bevono o si impasticcano, o fanno di peggio, perché lo vedono, lo capiscono che è tutto falso, ma almeno se si ubriacano, non ci pensano e le sostanze aiutano a far fronte; è così che si illudono, che pensano. Non sanno nemmeno più affrontare una festa senza calarsi qualche porcheria!”

Gandalf aveva la faccia schifata e io gli porsi il miele da aggiungere al tè, ma lui rifiutò con un gesto della mano e continuò con una voce più bassa, continuando a fissare la brace con gli occhi grigi:
“E così può andare avanti la competizione, il “voler fare meglio e più degli altri” e il “non voler essere da meno”. Tutto questo è davvero molto, molto triste, vero?” Io stavo per rispondere, ma lui non me ne lasciò il tempo e si rispose da solo:
“Sì, lo è! È terribilmente triste. Voi umani vi siete costruiti un mondo di merda, ammettetelo!!”
Gandalf dice anche la parola “merda” e io prendo nota.

“E a questo punto penso che siete masochisticamente votati al martirio, evidentemente! Vi piace fare gli schiavi! Vi piace soffrire e più soffrite e più vi comportate da schiavi! Questa è la verità!”
Stavo per ribattere, ma lui mi fissò negli occhi e quello sguardo mi ammutolì di nuovo. Poi sospirò a lungo, guardò un po’ il soffitto, una mano che accarezzava lentamente il gatto.

“Comunque sia, ho sentito dire da molti che “oramai e per fortuna anche per quest’anno è passata”, e presumo che fra di voi queste esternazioni critiche, ora si possano dire liberamente! Le puoi dire anche tu queste cose, domani, quando ti svegli. Le puoi dire senza essere tacciata per insensibile e cinica; no? E se anche pensassero che lo sei, non vedo che differenza farebbe per te. NO?! Non vanno molto di moda le Mercoledì ciniche e cattive?!”

Io annuii, perché effettivamente, mio malgrado dovevo ammettere che Gandalf aveva ancora una volta ragione.
“Cioè. se qualcuno pensa che tu sia un’insensibile e cinica, anche se siamo al sette di gennaio e tutto quello che riporteresti è palesemente vero, che ti cambia?! E pazienza, no? Ma magari avranno comunque da ridire, sai? Anche se tu fingessi che è stato un bellissimo periodo festalizio. Voi umani, su queste cose, non sapete nemmeno voi come la pensate, perché pensare vi costa fatica e allora fate un po’ così e un po’ cosà, a piacimento. Se anche per una volta tu prendessi posizione, non sarebbe poi male, non credi?!”
E io annuivo di nuovo, perché sapevo che era vero, che qualcuno che controbatte a queste osservazioni che, adesso che le avevo ascoltate da Gandalf, sentivo che erano sacrosante e vere più di prima, c’è sempre. E la verità però andrebbe detta, anche se è scomoda e poco allegra. Lui fece per alzarsi, poi ci ripensò e disse:
“Eppure li vedo tutti sfiniti, stanchi e potenzialmente pronti per una lavanda gastrica e allora non capisco… non capisco perché non le potresti dire serenamente queste cose! Magari le potresti pure scrivere da qualche parte. Così, come un manifesto annuale, un punto fermo un promemoria. Forse inutile, ma che cosa c’è di utile in questa vostra esistenza fatta di fuffa?!”

E io lì, non sapevo di nuovo che dire… insomma, non avevo molto da aggiungere e non potevo nemmeno controbattere. Me ne stetti zitta, sorseggiando l’ultima goccia di tè con gli occhi bassi. Poi Gandalf aggiunse:
“Potresti dirlo domani, che prima del 24 dicembre non si possono nemmeno paventare gli effetti nefasti delle festività, perché non è bello ricordarli alla vigilia e perché “non sta bene” ed è pericoloso, perché qualcuno ti potrebbe segnalare come sabotatrice di festività redditizie e favorevoli al mercato che, dopo anni di pandemie, si deve pur riprendere, no?! Ma domani che è il sette di gennaio, forse, non molti ci farebbero caso e potresti dirle ste cose… eh?! Sarà un dire probabilmente inutile, ribadisco, ma meglio di niente!”
Poi, Gandalf prese il gatto con gentilezza e lo appoggiò sulla poltrona, dopo essersi alzato. Fece un lieve inchino di ringraziamento, prese il suo lungo bastone, mise il cappello e uscì nelle Nebbie di Avalon e poi sparì. Io gli facevo ciao ciao con la manina. Non gli avevo chiesto nulla, eppure avevo mille cose da chiedergli. Si vede che non era il momento e confido che avremo altre occasioni. Poi mi sono svegliata e mi sono messa a scrivere.
Beh… anche lui, Gandalf, ha aspettato il sette di gennaio per dirci queste cose; e ci ha messo una bella musica di sottofondo…ha avuto tatto, no?
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