Ci posso fare niente; io in autunno comincio a stare bene, a respirare al mio ritmo naturale; mi preparo alle giornate limpide che scoppiano di colore e a quelle uggiose, dove le salamandre lentamente fanno capolino dai loro nascondigli nel terreno e guardano il mondo con lo stupore degli esseri puri. Io in autunno mi sento a casa, sempre, come quando stai in viaggio per tanti, tanti mesi e alla fine ti puoi fermare in un posto davvero sicuro, che conosci bene, che ti somiglia e ti appartiene. Non ringrazierò mai abbastanza questa stagione, per la pace che mi porta ogni volta.
Amo le piogge, i silenzi, la luce più tenue, i colori mai uguali, i frutti, che sono sempre pieni e nutrienti, farinosi e caldi. Amo la quiete che porta, i boschi deserti dove incontri solo i loro legittimi abitanti. Amo la prospettiva di un periodo di calma e riflessione, lunga abbastanza per farti anelare alla luce primaverile. Amo gli odori, di foglie secche e di terra umida, di zolle fertili che si apprestano ad accumulare sostanza per l’anno venturo. Amo l’ondeggiare dell’erba secca nei pascoli di alta quota, con i camosci che si muovono con i piccoli dell’anno e si preparano al peggio.
Amo il bramire sonoro dei cervi che fa vibrare la terra e l’aria ed il via vai degli scoiattoli che non smettono di fare scorte; amo il canto delle sentinelle dei boschi, le nocciolaie, che nascondono strobili di cirmolo in ogni vecchia ceppaia e ogni tanto se ne sgranocchiano uno, lasciando gli scarti sui sentieri. E poi il legno vecchio, dei larici colpiti dai fulmini e che fossilizzano in strutture magiche e artistiche verticali, a raccogliere la luce argentea delle fibre ormai morte.
La Bellezza adesso si stende come un velo sovrano su tutta la Terra, in attesa del rito candido invernale, dell’immobilità più assoluta, della pace e della riflessione. Io confido sempre nell’autunno, affinché l’umanità tutta prenda coscienza di se, della propria condizione e di quanto è cosa minima, di fronte all’immensità dell’Universo; l’autunno è la stagione dell’umile condizione, dove è richiesto il lavoro necessario per prepararsi al sonno che si avvicina e che inevitabilmente richiama l’idea della morte.
Avere contezza di tale condizione, fa amare ancor più la vita e la Bellezza che dona; è il tempo che si ha a disposizione per i bilanci, per ponderare sul proprio operare, per capire a che punto si è arrivati e quanto ancora c’è da fare, per non vanificare il senso di un’esistenza. L’Autunno, in questo è implacabile e non può deludere, perché per chi lo sa leggere, non mente, così come non mentono le altre stagioni e la Natura in genere; ma l’Autunno ti permette di renderti conto, perché ti porta in una dimensione di quiete che a molti forse fa paura, ma che a me porta conforto, sempre.
Rispondi